sabato 3 agosto 2013

Here I am, not quite dying.

No, ora non mi ferma più nessuno. 
Più di un chilo smaltito in un giorno, due d.a. che contano meno di cento calorie l'uno. 
Tutte le questioni esistenziali di questo mondo possono bombardarmi ininterrottamente, fino allo sfinimento: ora non mi ferma più nessuno. 
Non essere amata da chi amo e consolarlo per il tradimento della sua nuova fiamma, la famiglia, lo studio: ciao, dolci paturnie, divertitevi pure a farvi guerra nel mio cervello, io ho scavalcato lo scoglio. 
Non si tratta di far scattare qualcosa, di ricreare la scintilla iniziale o testare altri metodi, (v.d. nuova dieta, nuove proposte di fitness estremo, nuove occupazioni): qui parliamo di accettazione.  
Accettare che la persona di quaranta chili e quella di sessanta erano una cosa sola. Accettare che il corpo che dimagrisce e quello che ingrassa sono la stessa, identica massa di carne. 
Non c'è n'è una cattiva e una buona. Non ce n'è una che sbaglia. Non c'è nessuna magia: la forza che avevi mentre le ossa ti foravano la pelle è la stessa di quando i fianchi strabordano dai jeans. Basta accettarlo. Non capirlo, proprio accettarlo. Accettare che l'oscenità può avere lo stesso potenziale della bellezza.
Cristo santo, era così semplice. Così a portata di mano. Eppure è come essere uscita da un pozzo profondo chilometri.
Ora. Non. Mi. Ferma. Più. Nessuno.  
And the next day, and the next, and another day.


venerdì 2 agosto 2013

It's a new dawn, it's a new day, it's a new life for me.

C'è sempre una canzone che ti salva la giornata, se non la vita. Ognuno ha una melodia nascosta nelle cuffie dell'iPod da sfoderare nel momento del bisogno. 
Io non ho avuto il coraggio di ascoltarla fino ad oggi. 
Era il timore di renderla innocua, la paura di smagnetizzarla, di masticarla, sputarla e renderla un paio di note qualunque. 
(E ti rifiuti di ascoltare ogni segnale che ti può cambiare, perché ti fa paura quello che succederà, se poi ti senti uguale).

Feeling Good, la versione di Nina SimoneE' la salvezza.
La luce dopo un'abbuffata al giorno per mesi. La speranza. La droga per ricominciare a muoversi. 
La folata di vento che stacca le foglie morte, che scioglie il grasso e i lipidi e i carboidrati e lo stomaco e le cosce in decadenza. Il viso spento, la pelle escoriata, i capelli piangenti, (come i salici, solo meno poetici).
(
Ma non c'è niente che sia per sempre, è troppo, ormai, che stai così male: il tuo diploma in fallimento è una laurea per reagire). 
E incrociamo le dita.
E, magari, ricominciamo a vivere davvero.
E, cazzo, sarebbe anche l'ora. 


giovedì 1 agosto 2013

C'est la vie.

Non esiste più niente, non esisto più io.
Non esiste più la colla che teneva uniti i pezzi, non esiste più una parola per descrivere ciò che l'unione di tutti quei pezzi rappresentava. 

Non esiste motivazione, non esiste depressione. 
Non esiste salute, non esiste più niente.
E il Niente mi manca, era dolce, era assenza, era vuoto. 
E il vuoto mi manca, perché quel che viene dopo è estremamente peggio. E' indescrivibile. 
E' come se il mio corpo fosse interamente avvolto in un guanto. E in un altro, e in un altro, e in un altro.
Strati su strati, fino a che l'insensibilità è l'unica cosa che rimane. 
Non esiste più umanità, non esiste più grazia. 
E' tutto bestiale, crudele, rovente. 
Il Caos sperduto nel bel mezzo del Caos nascosto dietro un granello di polvere. 
Perdersi in un bicchier d'acqua.
Perdersi in una città, in una nazione, in un pianeta, no, non è così diverso. 
Perdersi in se stessi, no, non è così diverso. 
E' solo un viaggio più profondo. Una caduta più ripida. Una manciata di anni più inutili degli altri. 
Anni come giorni, giorni come secoli, secoli come ore, ore come vomito caldo. 
Essì, fumante. 
Niente di concreto, solo metafore calzanti. 
Solo morte che sa di fresco. Solo schifo. 

E non esiste più niente, non esisto più io. 

mercoledì 9 gennaio 2013

Trampolino.

Sono appena tornata da ginnastica artistica - o meglio, dalla doccia post-ginnastica artistica - e sono vagamente inquieta, se inquieta si può occasionalmente leggere come "irritata" o "invidiosa" o, semplicemente, "giù". 
Eravamo tutte in fila, dolci e sudate, all'inizio del tappeto di corpo libero. 
C'è una ragazza che invidio, sin dalla prima volta che l'ho vista, sino all'inverosimile: è adorabile, più piccola di qualche anno, carina, sorridente, sempre perfetta ma spontanea, naturale, acqua e sapone. Ah, giusto, è anche magrissima.
Avete presente quelle persone nate impeccabili? Ecco, così è lei. 
Così pensavo che fosse, almeno. 
La coach - chiamiamola così, perché non saprei in che altro modo definirla, considerando che, solitamente, la chiamo per nome - le ha urlato: "Ma Tavolodapingpong, - scusate, non mi andava di affibbiarle un'iniziale e basta - quanti chili hai perso?! Ti stai prosciugando! Stai attenta, eh!".
Boom. 
Non saprei nemmeno descrivere la frustrazione. Anche perché, così bizzarra, non l'avevo mai provata. 
Non era solo invidia, era anche speranza. Un bagliore di luce che dice: "Ehi, ce la sta facendo anche lei. Su, basta essere costanti!". E poi: "Oh, no. C'è dentro. C'è dentro fino al collo. Non voglio che stia male, non voglio vederla fare la mia fine". E poi: "Guardati, fai schifo. Sei l'unico essere incapace di dimagrire. Fallimento totale, non ti smentisci mai". 
Il bello è che saranno giorni che non mangio un cazzo e continuo a rimanere totalmente stabile su quello schifo di cinquantasei. Massantoddio. 
Lei mangia due dita di latte intero la mattina, un Cristo di panino a pranzo e una bistecca la sera. Almeno a quanto dice, ma non credo menta. Non credo perché, per quanto suoni male, non credo sia abbastanza sveglia per farlo. 
Questo non implica "stupidità", eh. Sia chiaro. 
Solo, penso sia molto ingenua. 
E' all'inizio, solo all'inizio. 
Non so se dire "beata lei" o "poverina". 

Davvero, non lo so. 

Perché l'Inizio era sfavillante. Pieno di buone notizie, di motivazione, di coerenza, di forza. 
Era dinamite, l'inizio. 
E questa? Questa cos'è? La fine? Da qui in poi non potrò ottenere più niente, mi arrenderò e sarà tutto come prima? E' un limbo che attende il giorno del giudizio per porre fine alla sua esistenza? 
E' l'attimo in cui i piedi affondano nel trampolino, secondo me. 
Prendi la rincorsa e ti senti pesante, ma sai che, acquistando sempre più velocità, finirai col prendere il volo. Questo è l'Inizio. Si è fisicamente al peggio e moralmente al meglio. 
Stacchi il corpo da terra e pianti i piedi nella rete, pronta a rimbalzare: ci rimani davvero male, rendendoti conto che non è immediato. Prima di librarsi nell'aria, il corpo subisce una tremenda oppressione. Come se una decina di persone ti si sedessero sulle spalle. Questa è la statica fase di ingrasso che segue il fatidico sboccio di ossa, ovvero l'allontanamento dal pavimento vero e proprio. 
Alla fine salti e, sì, ti senti Dio. Sei la più leggera delle piume. 
Ma i momenti di gloria durano poco. 
Ci vuole una frazione di secondo per toccare il materasso e arrotolarsi in una capriola, o distendersi in una verticale. 
Le ossa sono effimere, spariscono subito. Dopo è solo materia. 
Finché non è di nuovo il tuo turno di saltare. 
Quindi, mi correggo, questo momento è la fine dell'esercizio e l'attesa di ricominciarlo. 
L'ultima volta - cioè la prima scarica di grassi dopo un miracoloso dimagrimento - era la pressione sul trampolino: breve, violenta, inaspettata. 
Questa è infinita, noiosa, prevedibile - e prevista e temuta e aspettata con indicibile sospetto - e decisamente più grave. 

Ma finirà, so che finirà. 
Finisce tutto. 

martedì 8 gennaio 2013

Movie delirium.

Avrei bisogno di afferrare qualcuno, inchiodarlo alla sedia di un bar e gettargli addosso tutto quello che penso. 
E non 'qualcuno' a caso, qualcuno che sappia come prendermi. Che, vedendomi appoggiare la mano sotto il meno, capisca il mio disperato bisogno di farmi condurre verso uno stato d'animo migliore. Qualcuno in grado di leggere le parole che non dico, decifrarle, riscriverle su un pezzo di carta, gettarmele in faccia e screditarle impietosamente. 
Qualcuno che mi dica: "Andrà tutto bene", per parafrasare alla bene e meglio Palahniuk. 
Ma potrei rapire tutte le persone di questo mondo - conosciute, sconosciute, intraviste o invisibili ad occhio nudo - e non troverei mai nessuno capace di farlo. 
"Saper come prendere un essere umano". Buffo modo di dire. 
Evoca l'immagine di un padre che rimette in piedi il figlio appena precipitato dall'altalena. 
O di un paio di trapezisti, sospesi nel vuoto e vivi solo grazie alla loro capacità di toccarsi. 
Personalmente, l'idea è quella di una MeMelma - unta e viscosa - che, poco alla volta ma inesorabilmente, viene raccolta da un cucchiaino d'argento, riposta in frigo e pronta per una nuova vita da solido. 
Ci sono rimasta sotto, a tutte le mie manie. 
E "Rimanerci sotto" è altrettanto strana da concepire, come espressione. 
Un cane che insegue la palla da tennis e viene schiacciato dal tir di turno, (e qui mi viene in mente il bambino biondo di Pet Cemetery, sfracellato dalle ruote di un camionista intento ad ascoltare  Sheena is a punk rocker dei Ramones).
Un dodicenne che insegue un disordinato stormo di piccioni e finisce pressato contro il pavimento da una piattaforma industriuale, (già, mi riferisco a Final Destination2).
Insomma, mi si dipingono in testa un sacco di scene da Horror che non fanno paura. 
Io invece rimango sotto me stessa. Sepolta dagli strati adiposi, sepolta da una mole pantagruelica. 
Rimango sotto a un carattere osceno che non si sa mai come prendere
E anche se la mia prima necessità sarebbe essere capita, finisco col fare di tutto perché ciò non accada. 
Essere incompresi ha sempre il suo porco fascino. 
Dà l'impressione di essere in isolamento per superiorità intellettuale. Una specie di compensazione, per bilanciare la perenne inferiorità fisica. 
Questa è un'altra cosa sotto cui rimango sempre. 
L'auto-menzogna. M'illudo da sola, perché non c'è più nessuno disposto a farlo per me. Non c'è più nessuno che mi dica: "Andrà tutto bene", pur essendo palese che la guerra si avvicina e che siamo solo all'inizio della fine. 

Insomma, buonasera anche a voi. 

lunedì 7 gennaio 2013

Cit.

Realmente, non c'è al mondo niente di più nudo di uno scheletro. 
In vita, gira doppiamente vestito, con la carne di cui si ricopre, poi, se non li ha tolti per fare un bagno o per attività più dilettevoli, coi vestiti con cui la suddetta carne ama ricoprirsi. Ridotto a quel che in realtà è, la travatura mezzo sconnessa di qualcuno che ormai da lungo tempo non esisteva più, non gli manca altro che scomparire. 
José Saramago, Le intermittenze della morte.


domenica 6 gennaio 2013

Tiriamo le somme.

1. Il Capodanno è passato bene, nel senso che, sì, mi sono divertita. Anzi, è stato davvero - e sorprendentemente - bello. Sono riuscita a condividere momenti felici con le persone che amo. Non potevo chiedere di più, sotto questo punto di vista. Dal'altra parte, è passato e ha lasciato cicatrici evidenti: alcol come se diluviasse e cibo, cibo, cibo, cibo a volontà. E non parlo solo di cene e buffet, mi riferisco soprattutto a ciò che è finito dentro al mio stomaco e che m'impedisce di vestirmi come vorrei. Non che ormai non fossi abituata alla sensazione.
2. Addio, Duemiladodici. Faccia di merda. "Addio, addio, e un bicchiere levato al cielo d'Irlanda e alle nuvole gonfie". Addio, anno devastante. Addio, tradimenti omosessuali, addio amori immaturi, addio "Ti aspetterò sino a quando non ti sentirai pronto", addio "Io ti amo e non ti penso mai. Penso a quello che ci resta". Addio rancori da "Vorrei vederti soffrire, e che non avessi nessuno di cui poterti fidare" Addio e oddio. Per tutto quello che questi trecentosessantacinque giorni mi hanno inflitto, per il fatto che: "Però, guarda che caso. Sono ancora viva. Distrutta, oscena, elettrica, inguardabile e della stessa sostanza di cui sono fatte le buste ecologiche della Coop. Ma viva". Oddio, perché quest'anno è cominciato e finito nello stesso, identico posto. Il simbolismo certo non manca. E, mentre il Capodanno precedente l'ho passato in disparte, con un Lui - fidanzato con un altro Lui: piercing al labbro, faccia da culo, sopracciglia spesse, flaccidume ovunque, peli nero-pece sparsi sul petto e un sorriso da mannaia conficcata nel collo - in Spagna intento ad odiarmi intensamente, la febbre - e quasi dieci chili in meno -, questa volta, malgrado lo schifo che sono, ho riso. Ho riso tutto il tempo. Ero con Lui - single, amorevole e sottomesso - e non era nemmeno la cosa più importante. Riuscivo a partecipare all'euforia comune. A bere, a mangiare come un orso. Ad essere come tutti gli altri e dimenticare cosa mi spettava una volta terminata la bamba.
3. Per chiarire la gravità della questione pesocibochiamiamolaabbuffataalcol, devo specificare che il suddetto Capodanno è durato fino a ieri. Già. Cinque/sei giorni di after. Di distruzione totale. Ma sono sul punto di dire che ne è valsa la pena.
4. Il mare. E' stato lui a cominciare e terminare tutto. E, lasciatemelo dire, il mare d'inverno ha qualcosa di sublime. Addirittura quello polveroso e verdognolo della Riviera Romagnola - non pensate a Rimini, Riccione o chissà che altro. Eravamo in un paesino marittimo minore, con un bar tabaccheria e un negozio di alimentari, nient'altro. Uno di noi ha la casa lì e la sfruttiamo ogni volta che ci è possibile. - assume la fisionomia di un paradiso terrestre. E' tutto amplificato, argentato, luminoso. Limpido, oserei dire. Ho raccolto due lembi di conchiglia e sto cercando il materiale adatto per farci due orecchini. Ho conservato il tappo di uno dei mille spumanti che abbiamo stappato. Ho scattato circa quattrocento foto. Ho amato il mondo e amato la vita, mandando a 'fanculo la bulimia, il mio culo gigante e le maglie attillate che non mi stanno più.
5. Ovviamente, adesso bisogna ristabilire un equilibrio. Ho avuto all'incirca tutto ciò che desideravo, credo di dovermi qualcosa. E quando parlo di "ristabilire", intendo semplicemente "creare dal nulla quello che non c'è mai stato".
6. I propositi per l'anno nuovo, il tasto dolente. Devo ancora fissarli con precisione, ma, a breve, ve li scriverò.


Scusate se non passo a leggervi e se ho scritto bestemmie ortografiche/sintattiche/logiche. Non dormo da giorni, perdonatemi.